E' una storia realmente accaduta .. ma anche no. Come è possibile? Dove avviene, una storia così?

In quei luoghi che quando sono avvolti dalla nebbia,

si trovano tra le parole "guerra" e "pace",

e quando invece svelati dalla luce,

si trovano nei numeri dopo il comma,

in quello spazio che sta tra un numero,

ed il numero che segue dopo.

Non è un racconto, ma una cronaca.

Tutto è successo esattamente così, come è descritto qui, durante il Training del prof. Giulio Cesare Giacobbe, fondatore della Psicologia Evolutiva. www.giuliocesaregiacobbe.com

Prefazione

Prima di intraprendere quest’avventura mi resi conto che dovevo dovevo mettermi in viaggio. Non sapevo bene quale meta scegliere. Sarei potuta andare in Madagascar, per esempio, per immergermi nella sua natura meravigliosa, unica al mondo. Forse tra qualche anno sarà cambiata per sempre. O nel deserto australiano, per imparare a parlare con cielo, dalle comunità che lo fanno ancora. Oppure in Kerala, per respirare la meravigliosa bellezza e la sconcertante complessità del mondo, concentrata in un caleidoscopio variopinto. Sarei potuta andare dove c’ero già stata, o dove non ero mai stata. Al giorno d’oggi non è poi così difficile andare a scoprire il mondo, magari spartanamente, se se ne sente la necessità. Sarei potuta andare in molti posti diversi, ma in qualche modo non ne tenevo conto. Avevo una gran confusione dentro.

Quello che segue è un diario di viaggio. Non un viaggio intorno al mondo, o un in un paese sconosciuto.

O forse sì.

In effetti, quei posti che si trovano dentro di noi sono posti poco visitati, e quindi anche poco conosciuti. Forse persino sconosciuti. Sopratutto a noi stessi, anche se ce li portiamo sempre con noi, anche se sono loro a guidare le nostre vite.

Tutto è successo così come descritto, durante il Training dello psicologo e psicoterapeuta Giulio Cesare Giacobbe, fondatore della Psicologia Evolutiva. Io ho solo compilato diario di bordo.

A noi umani servono le convenzioni per poterci capire, tra di noi. Diamo un nome alle cose. Chiamiamo la sedia "sedia", e tutti sappiamo che parliamo della sedia, e non di un tavolo, di un treno, o della luna. Forse non sappiamo precisamente come è quella sedia, ma sappiamo che non è una poltrona, né un puff, né un divano, per quanto anche loro sono fatti per sedersi sopra.

Anche le regole grammaticali e di sintassi sono necessarie, per precisare com'è quella sedia, o per dare un contesto a quella sedia. Per dire in che stato si trova quella sedia, che uso si fa di quella sedia, in che cosa consiste la bellezza di quella sedia e così via, vi sono tantissime cose che si possono sapere a proposito. Potrebbe anche non essere importante saperle, in questo preciso momento, per me, ma per qualcun altro forse sì. E’ per questo che noi umani ci diciamo tantissime cose, tra di noi.

Per capire noi stessi, invece, non funziona esattamente così.

Nel Training c’è una mappa, e le istruzioni per usare quella mappa. Una caverna, dalla quale si diramano tre gallerie. Quella a sinistra conduce in un giardino. La galleria in mezzo in un deserto. Quella a destra in cima ad una montagna, la più alta del mondo. Nel giardino c’è una bambina, o un bambino. Nel deserto c’è una donna, o un uomo. In cima alla montagna vi sono la madre e il padre.

Il mio viaggio, seguendo quella mappa, è raccontato qui. In maniera po’ autoreferente, in fondo il viaggio l’ho fatto io. Diario di bordo che lo racconta non può che essere autoreferente.

E’ una strana mappa. Potrebbe condurre in molti posti diversi, tra quei tanti che ci portiamo dentro. Mi ha condotto in un posto dove mi sento a casa. E’ per questo che ne ho tenuto conto. Per questo ne rendo conto qui.